Basse considerazioni da viaggio in autobus

Dopo centomila anni mi sono spostato vicino al guidatore del bus, cosa che non facevo dai tempi del liceo, e forse proprio il raduno in via di organizzazione dei venti anni del diploma ha rinverdito il ricordo di quel modo di viaggiare.Certo l’autobus preso a Roma non è esattamente lo stesso e per persone e per modello, il 15 difatti, facendo una linea extra urbana e per giunta un po’ dimessa, di solito era un poco vecchiotto come modello, arrivando ad avere gli autobus nuovi solo dopo parecchio tempo e quando tutte le altre linee tarantine eran state rinnovate. Però quei kilometri di strada fatti affianco all’autista, col sole che sorgeva all’orizzonte, il mare a contorno e le ciminiere dell’ILVA e tutte le sue luci che ancora brillavano nella mattina che tardava a schiarire, sono il ricordo dello spostamento verso scuola, delle poste davanti alle scuole delle ragazze che mi piacevano e delle interminabili passeggiate sul lungomare coi Testimoni di Geova pronti a cercare una conversione che puntualmente non arrivava e che anzi contrabbatteva punto su punto ed alla fine erano costretti alla ritirata.Ecco, vedere l’asfalto che correva subito sotto l’autobus ha riportato alla memoria quei momenti radiosi di gioventù, aiutato peraltro dal Reset Settembrino che ha restituito alla memoria la necessaria chiarezza e pulizia che in passato mancava.Ma i viaggi in autobus ormai non sono solo amarcorde, ma punto di osservazione privilegiata sulla nostra società, su come evolve, su come alcuni punti forti ancora reggono, e su come invece il tessuto sociale e le regole di convivenza si stiano sfibrando, lacerate dal costante lavorio personalistico ed individuale che il sentire comune va propugnando con ogni mezzo.E si, perché io sono diventato un poco puntiglioso sulle cose ed abbinando a questo fatto il mio superego ipersviluppato sono diventato un puntiglioso pericoloso, in quanto disposto a segnalare le storture, cosa che in passato non avrei mai fatto.Esempi concreti aiutano a capire di cosa parliamo.Parco del Pineto: giovinastri giocano a palla. Vengono avvisati che non si può, nel parco infatti il gioco libero della palla è vietato, causa passeggio anziani e bambini in carrozzino. Al secondo giro, nuovo avvertimento, ma questa volta condito con minaccia che al terzo scatta la chiamata ai vigili urbani.I giovani hanno recuperato la palla e sospeso ogni ulteriore gioco. Ecco, una volta una cosa del genere l’avrei lasciata agli altri da smazzarsi.Oggi invece me ne faccio latore in prima persona. Secondo esempio, con commento finale.L’altro dì invece un vecio voleva parcheggiare alla fermata dell’autobus, con addirittura l’autobus che stava arrivando per caricare gli utenti. Gli ho segnalato che non si poteva, causa fermata autobus. Per tre volte gli ho detto che non si poteva parcheggiare là. Poi ho preso l’autobus e ho visto che il vecio che sembrava aver desistito come l’autobus ha sgombrato la fermata si è parcheggiato davanti alla stessa.Ecco, insomma il vecio si è dimostrato uomo capace di qualunque bassezza. Persone così ti colpiscono appena volti le spalle. Che senso civico ci possiamo attendere da loro? Ecco quindi che il fallimento ha lambito la mia porta e l’abuso mi ha reso elettrico per un po’ (potenza del cortisone). Ma vorrei dire al vecio che la logica dello scalpellino medioevale che lavora bene e con la massima attenzione e dedizione non gli pertiene. Ed è un gran peccato. Che vita trista quella passata a cercare le scorciatoie e i sotterfugi per arrivare all’utile immediato. Triste ed anche mediocre direi.:(Ma mi sono perso ancora una volta per strada ed il post che voleva essere totalmente altro è diventato questo qua… vabbé accontentiamoci.

Praga -Terzo giorno

to be continued…

Praga – secondo giorno

Sole che entra dalla finestra, piacevole freddino che ci fa scordare l’afa romana. Abluzioni mattutine, sistemazione per la giornata, cambio pile macchina fotografica, recupero della pila di riserva, selezione delle guide da portare (tutte pesano troppo) e poi si esce. Via Nerudova è presa d’infilata da un sole nascente piacevole, la cui luce carezza gli edifici, creando giochi di luce e colore suggestivi. Camminiamo nel sole verso Malostrànske Namesti, ove il giorno prima abbiamo visto un locale che di porta altre suggestioni, ricordi di un viaggio perso nel tempo, e che portiamo nel cuore come una pepita dorata di rara bellezza. Destinazione Starbucks per una colazione stile USA. E lo so, ma che ci volete fare… almeno non era Mc Donald…

La colazione scorre veloce. Devo dire che non è che sia stata particolarmente “evocativa”, mancava di qualcosa… difficile dire cosa (forse NY????) e i nostri vicini di tavolo erano dei simpatici cechi dotati di un buon tasso di alchool nel sangue. Tenuto conto che sono le nove di mattina, la giornata per loro depone bene.
L’itinerario della giornata prevede un giro per Mala Strana, il quartiere Piccolo, con le sue suggestive vedute, le case basse, i caratteristici tetti a spiovente. Certo, rispetto alle tavole di Dampyr l’atmosfera radiosa di una giornata di giugno ha poco a che vedere, ma ce la facciamo andare bene comunque. Gira che ti rigira arriviamo nei pressi di Na Kampe, sull’isola di Kampa, ove veniamo catturati da un giro in battello, per la verità un po’ deludente (e caro), che di buono ha solo che ci fa stare una quarantina di minuti seduti. Tenuto conto che tolto il pranzo sarà l’unico riposo che avremo…
Pochi momenti dopo siamo diretti alla meta originale della nostra gita a Kampa, il Kampa Park, ove sorge anche il museo di arte contemporanea cecoslovacca, che ospita anche delle esposizioni temporanea di tutto pregio.
Così capita che vediamo enormi statue di cani rossi, conigli e coccodrilli di plastica che svettano nei cortili o si muovono lungo le pareti del museo.
Molto suggestivo e incuriosisce la Family Fed, ma non si ottiene il nulla osta per il museo. Il piano deve andare avanti e dobbiamo andare a vedere Stare Mestro, la città Vecchia, con il suo orologio astronomico, le sue chiese, le sue strade caratteristiche, la Casa Civica, tutta in Art Noveau, i potenti negozi di Ambra… che alla fine me li seccheranno per bene. Le chiese sono tutte a pagamento, meno la chiesa di Madonna del Tyn, peraltro fagocitata da una serie di case intorno. Ma andiamo per ordine.
Dopo aver girato fino allo sfinimento per la città vecchia, con sosta in ogni negozio che il buon sindaco di Praga ha dotato di licenza commerciale, la fame comincia a farsi sentire e noi seguiamo il vecchio Giovanni che diPraga qualcosa sa, essendo venutoci in passato, durante i suoi ridenti anni del liceo.
Scopriamo così una delle più antiche birrerie di Praga, nota per la sua carne e per la sua birra. Potevamo farcela scappare? Inoltre è di strada per il quartiere ebraico, con i suoi cimiteri, le sue sinagoghe e le leggende del Golem. Quindi la sosta è d’obbligo. La fama del posto è meritatissima, tanto che ora cerco il bigliettino e ve la consiglio.
to be continued

Praga primo giorno

Alba di venerdì mattina, fuori il sole non è ancora sorto, e noi siamo già in piedi, pronti con le valigie per il trasferimento a Fiumicino. Solo che non riusciamo a concretizzare il nostro vantaggio, ed alla fine ci aspettano tutti, dall’autista NCC ai nostri amici Giovanni e Federica. Non c’è male come partenza.

Il trasbordo da Roma a Fiumincino è veloce, forse unico modo per un autista che ha viaggiato tutta la notte di tenersi sveglio, ma tanto le multe se le paga lui, quindi a parte la preoccupazione di restarci, il problema resta suo. Fatto sta che arriviamo presto in aeroporto. Abbiamo modo di fare un comodo check in, tanto abbiamo solo bagaglio a mano, di avviarci alla scansione corporale (per accedere ai gates dell’aeroporto) e di osservare per quasi un’ora i restanti passeggeri. Ce n’è per sbroccare, tenuto conto l’ora a cui ci siamo alzati.

Alle ore 07.30, in perfetto orario, il gate si apre, entriamo e siamo subito separati dal lotto posti. Mery ed io da una parte, Giova e Fede nella fila affianco, leggermente disassati. No chance to talk tra le due file, una delle coppie ne otterebbe il torcicollo. Per fortuna supplisce il nostro vicino, un signore che comincia a raccontarmi della Cechia, di Praga dell’economia, dell’euro, del rapporto con le altre nazioni, della bellezza della città, ma si capiva dall’inizio che il suo argomento preferito, anche se tabù, erano i cabaret e le donne praghesi. Caro vicino il tuo segreto, come vedi è salvo.
Mery non si fida tanto dell’aereo, più piccolo di quelli su cui ha volato con me finora, anche se credo che con quello diretto a Barcellona, il Roma-Praga se la tirasse. Quindi viaggio di andata un po’ teso. Meno male che ci hanno foraggiato del cibo “decente” e da bere. La distrazione è servita, anche ad allontanare le tensioni relative all’atterraggio, per la verità un po’ brusco.

L’aeroporto di Praga è pulito, piccolo, con i cartelli in Cecoslovacco e quindi non ci capisco una …, ma per fortuna il turismo si fa forte e quindi sono tutti accompagnati da didascalie in inglese, cosa che rende più facile orientarsi. Prenotiamo il furgoncino navetta dall’aeroporto a Praga, prenotando al contempo il ritorno, e poi eseguiamo il primo prelievo della giornata.
Si fa interessante la questione, perchè mentre il resto della comitiva trova spazio nei tre sedili posteriori, io mi siedo affianco a un signore di mezza età, che con le chiacchere amabili scopro essere un professore dell’Università dell’Iowa, di religione ebraica, in viaggio in Europa per congressi e ricerche sul destino della sua famiglia, originaria di Cracovia… ed ovviamente stiamo parlando di Seconda Guerra Mondiale. Spero di aver fatto capire al mio amico che ero con lui.
Adesso vorrei cercarlo via Internet e sapere come sono andate le sue ricerche.

Alle ore 10.30 siamo a Castel Steps, il nostro albergo, sito su via Nerudova, proprio, guarda a volte il caso, davanti all’Ambasciata Italiana.
Decidiamo di rinfrescarci, sistemare le nostre carabattole e poi di cominciare l’esplorazione della città. Prima tappa il Castello e la zona di Hardaceny.
Capiamo subito che a Praga hanno capito che il turismo è una risorsa, e fanno pagare qualunque attrazione che possiedono, dal giardino alla chiesa. Non ti viene risparmiato nulla.
Fortuna vuole che ci godiamo appena arrivati l’unico spettacolo gratuito di questa parte della città: il cambio della guardia di mezzogiorno, con drappello che viene da fuori al palazzo, banda musicale che suona dal soggiorno che dà sul cortile (noto come primo cortile) e folla variopinta che assiste in estasi.
Lo spettacolo non mi distrae dal notare quanto poco marziali sembrino i soldati cechi… il Capitano Musillo li avrebbe aperti come cozze ai miei tempi…
La fame comincia a farsi sentire, e non accetta mezze misure. Leggiamo sulla guida di un posto noto come … (che significa inferno in ceco), posto vicino al convento di …, nella zona di Har… .
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Il posto è all’altezza della sua fama, il gulash è buono, la birra corposa, l’ambiente intimo (forse anche troppo) e l’atmosfera rilassante. I prezzi poi onesti. O forse l’oretta passata in pace dopo il tran tran del viaggio ha reso il tutto più “lucente” ai miei occhi, non so, ma di certo la sosta è stata benvenuta.
Per il pomeriggio il programma prevede una bella gita per il castello di Praga, con il suo biglietto da 8 locazioni (all inclusive) che ci consentirà di girare tutte le aree interessanti di questo vasto complesso architettonico ricco di storia. Colpisce vedere la stanza della Defenestrazione (la seconda per la verità a Praga, si vede che l’avevano per vizio) che ha dato avvio alla Guerra dei Trent’anni.
Bella la pinacoteca del Convento di San Giorgio e la chiesa di San Vito, meno la via Dorata, mero ritrovo per turisti con negozi che vendono artigianato locale e di cui si paga anche l’accesso… se dal castello. Cmq l’aria è di megatrappolone per turisti, quindi suona un po’ falsa.
Certo, dopo aver spaziato in lungo e in largo per il castello, consumando così buona parte della sessione pomeridiana, le gambe cominciano a risentirne, ma decidiamo comunque che è presto per andare a mangiare e quindi si fa una scorrazzata su Ponte Carlo ed una prima puntata nella città vecchia, in caccia di negozi che abbiano materiale papabile per acquisti. Un’attività che io riserverei volentieri alle ultime due ore dell’ultimo giorno e che invece diventerà life motive della vacanza.
Ma il costante vociare, la folla che riempie le vie principali della città vecchia, il sole che tramonta e la volontà di festeggiare Marina (in fondo è il suo compleanno), fanno si che si ritorni verso Mala Strana e la zona di Kampa, dove abbiamo individuato un posto carino, ove di solito mangiano le star in visita a Praga) per cenare in una cornice degna del festeggiamento.
Avrei forse dovuto offrire la cena. Ma ci ho pensato solo ora che sto scrivendo (e siamo al 30 luglio) quindi direi un po’ tardi. La cena viene allietata/funestata dalla notizia della chiamata di Mery. Pare che sia arrivato il suo turno nella PA: gioia e tristezza si uniscono in un tutt’uno in questa afosa serata. I brindisi che seguono, la buona cena e la serata in allegria fanno il resto. Non resta che da capire perchè ci hanno relegato alla sala più interna del ristorante… forse a causa del nostro look turistico?
Al ritorno verso l’albergo passiamo davanti ad un supermarket. La decisione di prendere l’acqua fu galeotta e in men che non si dica, lasciato solo nella via dal resto della comitiva, vengo abbordato da giovane praghese piacente. Un punto per me? Non saprei. Di certo la scarrocciata non è passata inosservata : ))).
La notte si chiude su di noi e mentre allo Zanzibar la musica e la birra la fanno da padrona, le nostre 18 ore in piedi si fanno sentire con prepotenza. Del locale non vediamo neanche le imposte, ci dirigiamo rapidamente verso le nostre cuccie. Domani ci aspetta un’altra giornata campale e non possiamo non riprendere qualche forza per affrontarla.
Buona notte Praga. I tuoi tetti verdi ci riempiono gli occhi di colore quando andiamo a dormire.

Convegno a Bari… resoconto del viaggio

 

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Carissimi, ecco il resoconto del viaggio a Bari. Una due giorni di fuoco, tutti passati a duemila.
L’epico viaggio comincia alle ore 08:00 della mattina di venerdì 2 marzo. Sono fermo davanti a Metro Lepanto, nella mia punto pronta e carica per la traversata dell’Italia centro-meridionale, ed attendo Max, che giunge dalle parti di Furio Camillo con Furore.
Mi distraggo a controllare che il cellulare sia collegato con l’auricolare Bluetooth, e all’improvviso sento aprirsi la portiera di dietro. E’ Max che giunge come un fulmine di guerra, prende la sua roba e la scaglia sul sedile di dietro, poi si avventa sul posto del passegero, tra le mani due giornali: il mio e quello dell’ultrasinistra (ovvero Libero e Repubblica :-)))). Avvio. Prima tappa: sede partito per recuperare due scatoloni di depliants da portare a Bari.
Questo significa che il vantaggio accumulato con la levataccia finisce tutto perso nell’uscire da Roma in orario di punta.

Appena entrati in autostrada, per la verità alla Stazione “La Macchia”, facciamo gasolio. Un pieno che ci porterà fino a Bari.
Prevediamo una sola altra sosta, nella zona dell’Irpinia, una stazione di viaggio che come la Macchia rimane tappa fissa per il mio scendere in Puglia. Mi ci trovo bene, sono tranquille e c’è tutto. Perché allora non sfruttarle??? Solo che in Irpinia troviamo un vento feroce che spazza l’autostrada sotto un cielo azzurro cobalto completamente sgombro di nuvole.

Dopo poco comincia la magia delle colline del Tavoliere, i suoi dolci paessaggi collinari, le distese di grano in attesa di maturazione, le pale eoliche che lente si muovono mentre generano energia rinnovabile e pulita, il cielo attraversato da occasionali nuvole bianchissime, uniche a spezzarne il celeste intenso.
Infine, proprio a ridosso di pranzo, ecco Bari.
Con l’ausilio (penoso) del GPS Navman, e chiedendo svariate informazioni in giro a locali, riusciamo a trovare finalmente la Fiera di Bari. Parcheggiamo, prendiamo possesso della nostra saletta e poi andiamo a pranzo nella sala adibita. Prima solo il tempo di conoscere Ugo D., il giovane operatore che cura lo streaming video dell’evento.

L’atmosfera è di attesa, mentre si avvicina l’ora in cui cominceranno le danze.
(to be continued)